LE INTERVISTE RACCOLTE DA ANDREA COLBACCHINI
il più piccolo e antico borgo dei Sette Comuni si racconta
I ricordi, il modo di vivere di un tempo e le sfide di chi non vuole abbandonare il proprio paese e vede nella montagna un’opportunità per il proprio futuro. Nel 2018, per il progetto Ecomuseo Sette Comuni il documentarista Andrea Colbacchini ha raccolto, selezionato e montato oltre venti interviste realizzate con alcuni abitanti di Rotzo. Nei colloqui con gli intervistati, emerge come tra memoria e nostalgia restino ancora forti il senso di comunità e di appartenenza a un territorio antico e dalla storia profonda.
MEMORIA STORICA
ANGELINA CALDIERARO
“Non vorrei vivere in città, assolutamente no! Qua si sta benissimo, perché è il posto dove sono nata e dove sono vissuti i miei genitori. I miei fratelli sono tutti via: tre in australia e uno a Bergamo […] è stato difficile, ma pensandoci, adesso, è anche bello.”
GIOVANE AGRICOLTORE
DAVIDE SLAVIERO
“Rotzo è un piccolo paese di montagna. Tra noi siamo in 500-600 persone e ci conosciamo quasi tutti. Facciamo parte di una comunità che cerca sempre di aiutarsi. Oltre ai vicini, puoi sempre fare affidamento a tutta la gente del paese”.
ACCOGLIENZA
FEDERICA CAPRIZ
“La dimensione è quella del piccolo paesino .
Se vai al bar in un attimo entri in contatto con le persone del posto […] se vai a farti un giro trovi il contadino che sta lavorando l’orto, lavora la terra e ti spiega quello che sta facendo […] Rotzo ha la sua ricchezza perché ha conservato la sua struttura originaria”.
Se vai al bar in un attimo entri in contatto con le persone del posto […] se vai a farti un giro trovi il contadino che sta lavorando l’orto, lavora la terra e ti spiega quello che sta facendo […] Rotzo ha la sua ricchezza perché ha conservato la sua struttura originaria”.
STUDIOSO DELLA CULTURA CIMBRA
LAURO TONDELLO
“La toponomastica del nostro territorio per l’80% è ancora cimbra con termini comunemente in uso. Anche le giovani generazioni li imparano, magari non ne capiscono il significato però li usano. I nostri antenati hanno dato il nome alle cose per quello che erano: i prati che stavano al di sopra della strada li hanno chiamati obarbisen , il posto dove c’erano dei larici lo hanno chiamato ai lerchen. […] È una resa fotografica del territorio”.
MEMORIA STORICA
LIDIA DAL POZZO
“Mio papà, tornato dall’Australia, con la crisi del ‘39-’40 partì per la Nuova Guinea. Là ha sempre lavorato nelle miniere d’oro. Avrebbe fatto bei soldi, ma scoppiata la guerra gli inglesi presero tutti gli italiani e li confinarono nei campi di lavoro in Australia per tutta la durata della guerra”.
giovane agricoltore
MANUEL STEFANI
“Rotzo è storicamente la zona più vocata all’agricoltura dell’Altopiano. Tradizione significa portare avanti qualcosa che è funzionato e che vale la pena di portare avanti. Come il discorso delle patate di Rotzo. Ma adesso abbiamo l’esigenza di creare nuovi prodotti, di valorizzare anche le aree che non sono coltivabili con i trattori. Se togli l’agricoltura da questi territori la gente va via”.
MEMORIA STORICA
MATTEO DAL POZZO
“Prima, qua, era tutto forca e zappa. Per la stagione del frumento arrivava da Thiene o da Zanè la mietitrebbia. Lavorava per otto giorni. Appena sotto casa nostra avevamo un prato e tutti portavano a casa tre o quattro carri di frumenti trainato dalle vacche. Poi la mietitrebbia si spostava più in su, fino a Mezzaselva.”