
ECOMUSEO CIMBRO
dei sette comuni

Mappa dei toponimi

Archeoparco del Bòstel
l’illustre studioso dei Sette Comuni
scopritore del villaggio preistorico del Bòstel
l’abate Agostino Dal Pozzo Prunnar
L’Abate Agostino Dal Pozzo Prunnar rappresenta una delle figure più importanti della storia dei Sette Comuni. Nato qui a Castelletto di Rotzo il 23 gennaio del 1732 in una delle case prospicienti la piazza, figlio di Pietro Dal Pozzo e Maria Maddalena Dalla Costa, dimostrò fin da giovanissimo una mente attenta e vivace. Attirò l’attenzione dello zio Don Giovanni Dal Pozzo, rettore delle Canove di Roana, che si incaricò della sua prima educazione fino a quando, all’età di 18 anni, Agostino si trasferì a Trento per iniziare gli studi di filosofia che compì in soli due anni. Successivamente intraprese gli studi di medicina, che abbandonò dopo tre anni per scegliere la strada del sacerdozio. Entrò quindi come terzo maestro per insegnare ‘Filosofiche e Matematiche Discipline’ al Convitto Brontura di Padova affiancando alcuni dei professori più illustri dell’epoca. Ordinato sacerdote, rimase nel convitto solo due anni, per divenire poi precettore ed educatore presso la casa dei nobili Roberti di Bassano del Grappa. Lì rimase per tutta la sua vita, sempre stimato e amato fino alla morte, che avvenne il 28 luglio 1798. Il Dal Pozzo Prunnar fu un uomo di grande cultura, studioso e ricercatore appassionato della storia e dell’antica lingua dei cimbri parlata nei Sette Comuni. Fu lui nel 1781 a scoprire le testimonianze del villaggio preistorico del Bòstel, proprio nei terreni appartenenti alla sua famiglia. Il sito, risalente alla seconda Età del Ferro (V-I secolo a.C.), è tutt’oggi una delle più importanti aree archeologiche del Veneto ed è oggetto di ricerche da parte dell’Università di Padova.
Tratto da “Agostino Dal Pozzo – Scritti Inediti e Rari” a cura di Giancarlo Bortoli
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Tratto da “Agostino Dal Pozzo – Scritti Inediti e Rari” a cura di Giancarlo Bortoli
La casa della famiglia dell’abate Agostino Dal Pozzo Prunnar a Castelletto
la sua opera più importante:
le “Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini”
Solo nel 1820, dopo la sua morte, vennero pubblicate le “Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini”, lo scritto più importante del Dal Pozzo Prunnar. L’opera raccoglie gli studi dell’abate sulla storia dei Sette Comuni: dall’origine germanica dei suoi abitanti, ai loro usi, costumi e lingua. Nel suo trattato mette a confronto il cimbro parlato nelle sue montagne e la lingua tedesca dell’epoca. Lo studio è completato da un ricco “Vocabolario Domestico” (cimbro – italiano) organizzato non in ordine alfabetico ma, come d’uso a quel tempo, per argomenti connessi alla vita rurale.
“Agli spettabilissimi Regenti de’ Sette Comuni
Quest’opera è troppo vostra,
perchè io non ve la consegni.
Essa parla de’ vostri paesi, delle vostre chiese,
e de’ pregevoli uomini che illustrarono
il nostro distretto; ed essa forse potrà eccitare
ne’ giovani cuori qualche invidia onorata
del prisco valore, onde si sforzino d’imitarlo.
Io non vi chieggio perciò licenza di dedicarvi
questa mia fatica: nato in questo cielo,
ho conservato sempre ancorchè lontano
un amor vivo ed attivo per la mia patria,
e perciò il mio travaglio è ancora più vostro.
Possa questo pubblico omaggio fare a voi quell’onore che reca a me.”
In un foglio manoscritto trovato fra le sue carte, l’abate Agostino Dal Pozzo Prunnar
dedica le sue ‘Memorie Istoriche’ ai Reggenti dei Sette Comuni
La famiglia dell’abate prende il nome dal pozzo
che si trovava nella piazza dell’abitato di Castelletto nei pressi della loro casa
Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini
Nell’aprile del 2007 l’Istituto di Cultura Cimbra di Roana ha edito con la collaborazione del Comune di Rotzo la copia anastatica dell’opera dell’abate Agostino Dal Pozzo Prunnar: le Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini.
L’opera postuma dell’abate Agostino Dal Pozzo Prunnar
La prima edizione del volume fu pubblicata dopo la morte dell’abate nel 1820. Il merito della pubblicazione fu dell’ultimo cancelliere della Reggenza dei Sette Comuni, il notaio Angelo Rigoni Stern, che raccolse e custodì il prezioso manoscritto e ne fece conoscere i preziosi contenuti.
Una ricerca antropologica
Il libro, diviso in VI capi costituisce un importantissimo riferimento sugli usi, lingua e costumi degli abitanti dei Sette Comuni; il Dal Pozzo Prunnar li mette a confronto con le consuetudini di vita riscontrate nei popoli germanici.
Un saggio sulla lingua cimbra
Nel capo II in particolare, l’abate Agostino Dal Pozzo Prunnar mette a confronto la lingua tedesca parlata nei Sette Comuni con i moderni e antichi dialetti della Germania.
la scoperta del Bòstel
Nelle sue “Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini” l’abate Dal Pozzo Prunnar riporta dettagliatamente l’importante scoperta del villaggio preistorico del Bòstel nei terreni di famiglia qui a Castelletto. L’evento fu per l’abate del tutto casuale, in quanto egli si stava interessando alla bonifica del terreno per la piantumazione delle prime patate. A quel tempo il tubero dalle note proprietà nutritive non era ancora conosciuto dalla gran parte della popolazione e la sua diffusione era spesso affidata ai religiosi.
“… piacemi di premettere la scoperta di un antichissimo villaggio, fatta recentemente, cioè nel 1781 nel distretto di Rotzo, uno de’ i Sette Comuni, essendo questo l’unico sicuro monumento che abbiamo della remota antichità di questi luoghi.”
“Sulle sponde della Valdassa, un quarto di miglio dal Castelletto di Rotzo sorge una piccola eminenza che chiamasi Bòstel. Su questa havvi un poderetto di cinque in sei campi ridotti a coltura. Duravasi fatica a ben lavorarli atteso che l’aratro intoppava tratto tratto in pietre per lo più mobili e coperte. La mia famiglia cui questo appartiene, determinò di farlo purgare dai sassi per migliorarlo, e però lo fece roncare da capo a fondo alla profondità d’un piede e mezzo. Si accorsero tosto gli operai che quelle pietre spettavano a dei muri di case demolite, e poi interrate. Inoltrandosi col lavoro discoprirono in tutta quella estensione da seicento e più casette, come mi assicurò il Capomastro di essi. Aggiunse che avendo frugato per sua curiosità anche nei campi, che confinano con quella eminenza, ivi pure avea trovato simili vestigj di abitazioni. Un tale aggregato di case, per piccole che fossero, era capace di più migliaja d’abitanti. Di questo villaggio non si avea la più piccola memoria, o tradizione.”
“Siccome la scoperta di questo villaggio aveva eccitata la mia, e l’altrui curiosità, così non ho mancato di far iscavar parecchie di quelle casette per appagarla in qualche modo, non già colla speranza di trovarvi preziose antichità, quali furono dissotterrate, e si dissotterrano attualmente nelle città di Ercolano, Pompei sepolte dalle eruzioni del Vesuvio, mi lusingava nondimeno di trovarvi qualche cosa che servisse ad illustrar in alcun modo l’argomento de’ nostri popoli, che fin d’allora io avea per le mani.”
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“Sulle sponde della Valdassa, un quarto di miglio dal Castelletto di Rotzo sorge una piccola eminenza che chiamasi Bòstel. Su questa havvi un poderetto di cinque in sei campi ridotti a coltura. Duravasi fatica a ben lavorarli atteso che l’aratro intoppava tratto tratto in pietre per lo più mobili e coperte. La mia famiglia cui questo appartiene, determinò di farlo purgare dai sassi per migliorarlo, e però lo fece roncare da capo a fondo alla profondità d’un piede e mezzo. Si accorsero tosto gli operai che quelle pietre spettavano a dei muri di case demolite, e poi interrate. Inoltrandosi col lavoro discoprirono in tutta quella estensione da seicento e più casette, come mi assicurò il Capomastro di essi. Aggiunse che avendo frugato per sua curiosità anche nei campi, che confinano con quella eminenza, ivi pure avea trovato simili vestigj di abitazioni. Un tale aggregato di case, per piccole che fossero, era capace di più migliaja d’abitanti. Di questo villaggio non si avea la più piccola memoria, o tradizione.”
“Siccome la scoperta di questo villaggio aveva eccitata la mia, e l’altrui curiosità, così non ho mancato di far iscavar parecchie di quelle casette per appagarla in qualche modo, non già colla speranza di trovarvi preziose antichità, quali furono dissotterrate, e si dissotterrano attualmente nelle città di Ercolano, Pompei sepolte dalle eruzioni del Vesuvio, mi lusingava nondimeno di trovarvi qualche cosa che servisse ad illustrar in alcun modo l’argomento de’ nostri popoli, che fin d’allora io avea per le mani.”
L’installazione a Castelletto dedicata all’Abate Agostino Dal Pozzo nei pressi della sua casa natale

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