
ECOMUSEO CIMBRO
dei sette comuni

Archeoparco del Bòstel

L’antica chiesetta
di Santa Margherita
il primo insediamento dei Sette Comuni
Castelletto | Purkh
Castelletto è la frazione più a ovest del territorio di Rotzo e risulta essere il primo insediamento stabile dell’intero Altopiano dei Sette Comuni. Il piccolo centro è adagiato ai piedi del Khàstel, il colle sul quale un tempo sorgeva una struttura fortificata che dominava la Valle dell’Astico.
Il suo nome cimbro originario è Purkh. Johann Andreas Schmeller (1785-1852), il noto linguista bavarese che soggiornò proprio nella casa natale dell’abate Agostino Dal Pozzo Prunnar, identificò l’abitato con “kan Purkh vun Rotz”. Nella tradizione orale, come riporta Ivo Matteo Slaviero, autore del volume “Rotzo – Toponomastica storica e aspetti di vita della comunità” (2014), veniva maggiormente utilizzata per identificare la zona il nome Khàstel dal quale ha avuto origine l’attuale Castelletto.
La prima datazione risale al 1202 quando Castelletto compare nei verbali della riunione intercomunale (vicinìa) presso la chiesetta di S. Agata di Cogollo tra i Signori e decani di Castelletto, Cogollo, Arsiero, Velo, Chiuppano, Caltrano e Camisino per precisare e stabilire i confini del comune di Arsiero rispetto a quelli dei paesi limitrofi.
“È comune opinione che questo paese, anzi che la piccola villa di Castelletto, la quale s’incontra appena salito il monte sia stato il primo luogo de’ 7 Comuni che fosse abitato. Le sepolture, il villaggio scoperto ec. [lo comprovano].
Non piccolo argomento di ciò è anche il Castello, dal quale essa è denominata. Questo esisteva sopra un piccolo colle, che sorge a sera della villetta appunto dove mettono capo due strade che vengono dalla Val dell’Astego.
Il colle è formato dalla natura, ma fu poi dall’arte ridotto a guisa di Castello e serba tuttavia indizj indubitati d’aver servito a tal fine. Esso è quadrangolare, ripido da tre lati, e piano in cima; intorno alla sommità veggonsi ancora i segni della trincea che lo circondava. Sopra l’angolo settentrionale destro appariscono piccoli avanzi di muro vivo, che pare sia stata un’abitazione.
Non si sa in qual tempo sia stato ridotto a forma di castello; e né meno se mai sia stato posto in usi per occasione di difesa. Inclino a credere che abbia avuto il suo principio innanzi al mille. Infatti chiamavasi Castrum vetus, castel vecchio, fin dal 1383 e il colle era, nello stato in cui si vede al presente, cioè ridotto a pascolo, e compreso fra i beni del feudo Vescovile.
Avvi un sito sulla strada che conduce a S. Pietro, distante un quarto di miglio dal Castello, che chiamasi tuttavia in tedesco Hute, che significa la Guardia; luogo attissimo per tenervi custodia, perché domina la valle dell’Astego, e gran parte della strada inferiore”
Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini, Libro II
Agostino Dal Pozzo Prunnar
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Il suo nome cimbro originario è Purkh. Johann Andreas Schmeller (1785-1852), il noto linguista bavarese che soggiornò proprio nella casa natale dell’abate Agostino Dal Pozzo Prunnar, identificò l’abitato con “kan Purkh vun Rotz”. Nella tradizione orale, come riporta Ivo Matteo Slaviero, autore del volume “Rotzo – Toponomastica storica e aspetti di vita della comunità” (2014), veniva maggiormente utilizzata per identificare la zona il nome Khàstel dal quale ha avuto origine l’attuale Castelletto.
La prima datazione risale al 1202 quando Castelletto compare nei verbali della riunione intercomunale (vicinìa) presso la chiesetta di S. Agata di Cogollo tra i Signori e decani di Castelletto, Cogollo, Arsiero, Velo, Chiuppano, Caltrano e Camisino per precisare e stabilire i confini del comune di Arsiero rispetto a quelli dei paesi limitrofi.
“È comune opinione che questo paese, anzi che la piccola villa di Castelletto, la quale s’incontra appena salito il monte sia stato il primo luogo de’ 7 Comuni che fosse abitato. Le sepolture, il villaggio scoperto ec. [lo comprovano].
Non piccolo argomento di ciò è anche il Castello, dal quale essa è denominata. Questo esisteva sopra un piccolo colle, che sorge a sera della villetta appunto dove mettono capo due strade che vengono dalla Val dell’Astego.
Il colle è formato dalla natura, ma fu poi dall’arte ridotto a guisa di Castello e serba tuttavia indizj indubitati d’aver servito a tal fine. Esso è quadrangolare, ripido da tre lati, e piano in cima; intorno alla sommità veggonsi ancora i segni della trincea che lo circondava. Sopra l’angolo settentrionale destro appariscono piccoli avanzi di muro vivo, che pare sia stata un’abitazione.
Non si sa in qual tempo sia stato ridotto a forma di castello; e né meno se mai sia stato posto in usi per occasione di difesa. Inclino a credere che abbia avuto il suo principio innanzi al mille. Infatti chiamavasi Castrum vetus, castel vecchio, fin dal 1383 e il colle era, nello stato in cui si vede al presente, cioè ridotto a pascolo, e compreso fra i beni del feudo Vescovile.
Avvi un sito sulla strada che conduce a S. Pietro, distante un quarto di miglio dal Castello, che chiamasi tuttavia in tedesco Hute, che significa la Guardia; luogo attissimo per tenervi custodia, perché domina la valle dell’Astego, e gran parte della strada inferiore”
Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini, Libro II
Agostino Dal Pozzo Prunnar
SCOPRENDO IL PAESAGGIO DI ROTZO
I terrazzamenti, l’antica arte di costruire
i muri a secco | Purkh
La notevole escursione altimetrica del territorio di Rotzo e delle sue frazioni Albaredo e Castelletto, che va dalle quote medie inferiori di circa 700 m fino a raggiungere i 1925 m delle quote più alte e con la zona abitata situata su una quota media di circa 900/950 m, porta ad avere tuttora una presenza diffusa dei terrazzamenti nel territorio. Essi si sviluppano lungo i versanti affacciati verso la Val d’Assa, la Valle dell’Astico e lungo l’intero versante a nord degli abitati. Hanno diversa fattura e dimensione: dai più piccoli di un metro fino a muri alti 4/5 metri. I pianori che se ne ricavano, oltre ad aumentare la superficie di territorio coltivabile, ed essendo costituiti da depositi morenici con strati superficiali limo-argillosi, sabbie e ciottoli, riescono a trattenere l’acqua piovana e di scioglimento delle nevi, risorsa particolarmente preziosa sull’Altopiano dei Sette Comuni in quanto tutto il massiccio carbonatico subisce diffusamente il fenomeno del carsismo.
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Le fasi di costruzione

1
del profilo del terreno,
a valle del terrazzamento da realizzare

2
in modo da formare una superficie pianeggiante

3
a monte del terrazzo realizzato

Terrazzamenti
Sono una preziosa testimonianza della cultura rurale del passato e ancora oggi caratterizzano il paesaggio di Rotzo.
Le Rèndole di Castelletto
Sui lavatoi di Castelletto è possibile leggere l’iscrizione 1816, data della loro realizzazione incisa su una delle lastre che li delimitano.
L’arco del 1699
A Castelletto, alcuni edifici storici conservano antiche meomorie, come quest’arco che riporta la data del 1699.
[foto di Margherita Dal Pozzo]
Purkh | Castelletto
A Castelletto sono molte le case contadine che conservano le tracce della tipologia architettonica della ricostruzione del 1920.
[foto di Margherita Dal Pozzo]
Scendendo dal Taalékke
Il borgo di Castelletto dal sentiero che dalla chiesetta di Santa Margherita conduce verso il Taalékke (Costa della Valle).
[foto di Margherita Dal Pozzo]
La chiesa di San Rocco
La chiesa venne costruita negli anni 1632-33 dagli abitanti di Castelletto per mantenere un voto fatto durante l’epidemia di peste di quegli anni.
Il Museo Archeologico
Il Museo inoltre raccoglie i reperti provenienti da scavi sistematici e ritrovamenti di vario genere avvenuti in tutto il territorio dei Sette Comuni.
L’archeoparco del Bòstel
A pochi passi da Castelletto, è possibile visitare l’archeoparco del Bòstel, il villaggio preistorico risalente alla seconda Età del Ferro (V-I secolo a.C.) scoperto dall’abate Agostino Dal Pozzo nel 1781.
Cristiano Dal Pozzo
La casa di Cristiano Dal Pozzo a Castelletto con il dipinto che lo raffigura tra le sue patate. Morto nel 2016 a 102 anni, Cristiano fu il più vecchio alpino d’Italia.
[foto di Margherita Dal Pozzo]
Casa dell’abate Agostino dal Pozzo Prunnar
La famiglia dell’abate abitava in questa casa la cui facciata principale dà ancora oggi sulla piazza del paese. Al centro della piazza, a quel tempo, c’era il pozzo che serviva la comunità di Castelletto e dal quale prendeva il nome della famiglia del religioso: “Prunnar” nella nostra antica lingua cimbra. [foto di Margherita Dal Pozzo]
La visita di Johann Andreas Schmeller del 1833
Nel 1833 il linguista e filologo bavarese Johann Andreas Schmeller fu ospitato nella casa della famiglia Dal Pozzo Prunnar dove potè raccogliere e consultare il materiale di studio dell’allora e ormai defunto abate Agostino. Nella foto: un dettaglio della casa dell’abate Dal Pozzo a Castelletto.



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Castelletto località Bòstel - 351 6889103
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